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N° 57

                                                                                                           

RED RONIN

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

Se vi piacciono i riassunti istantanei, che ne dite di questo? In una Tokyo ancora scossa          dall’attacco di Graviton[1] Iron Man è preso in mezzo in una guerra per il controllo della Yakuza[2] con in palio la vita della famiglia Fujikawa. Per fortuna gli enigmatici Signori del Silenzio e Silver Samurai sono dalla sua parte. Purtroppo la perfida Fuyumi Fujikawa ha attivato il gigantesco robot noto come Red Ronin. Basta così.

Red Ronin si solleva da un nascondiglio nei sotterranei di Tokyo e si mette in piedi impressionante nei suoi trenta metri d’altezza per oltre 23 tonnellate di peso.

Iron Man si sente un microbo al suo confronto e non si muove mentre il gigantesco essere artificiale introduce la sua mano nel varco lasciato dalla rottura di una finestra panoramica e la ritrae portando sul palmo Fuyumi Fujikawa che stringe un dispositivo di controllo.

-Sai cosa devi fare, Red Ronin.- urla –Fallo!-

            Sulla testa di Red Ronin ecco un’apertura in cui viene calata Fuyumi. Una volta dentro, la ragazza si sistema in testa un casco cibernetico grazie al quale assume il pieno controllo delle azioni del robot, poi si mette seduta su una comoda poltroncina e punta gli occhi sul monitor per mezzo del quale può vedere tutto ciò che vedono gli occhi elettronici di Red Ronin. Si sente ebbra di potenza. Chi può fermarla adesso?

            A migliaia di chilometri più a ovest, sul tetto di un grattacielo della città di New York, l’uomo in armatura noto come War Machine si trova avviluppato dalle fruste di Sasha Hammer. Di qualunque forma di energia siano composte stanno penetrando l’armatura e scuotendo il suo sistema nervoso.

<<Ascolta ragazza…>> dice Jim Rhodes rivolto a Sasha <<… non so cosa tu ti sia messa in testa, ma possiamo parlarne.>>

-Cosa mi sono messa in testa?- la ragazza sembra intossicata dal suo potere –Ho intenzione di ucciderti e mi pare che ci sto riuscendo bene.-

            Ok, pensa Rhodey, che non si dica che non ci ho provato con le buone con lei.

            Si scuote di dosso le fruste ed il feedback sbatte Sasha al suolo.

<<Allora, bambina viziata, sei disposta a parlare adesso o devo davvero usare le maniere forti?>>

-Mister... tu non hai nemmeno idea di quali siano le maniere forti.-

            Le dita di Sasha si infiammano di energia che danza nell’aria per qualche istante e poi si solidifica in fruste che colpiscono War Machine sbattendolo oltre il bordo del tetto.

            Sasha si affaccia incurante dell’altezza.

-Queste sono maniere forti.- mormora.

 

            Rebecca Bergier è consapevole degli sguardi che sono puntati su di lei.  Ovviamente lì alla Torre tutti sanno del suo tentativo di suicidio e naturalmente sanno anche perché l’ha fatto. Avranno pietà di lei: la povera patetica lesbica che si è fatta ingannare da un’avventuriera senza scrupoli. Magari non la commiserano: ridono di lei. Avrebbe dovuto approfittare del suo congedo di convalescenza per andarsene da lì, magari nei Caraibi o nei Mari del Sud. No… non è il suo stile: scappare sarebbe da vigliacchi e lei non è una vigliacca anche se di una cosa ha davvero paura: di non farcela a superare tutto questo da sola. Quell’infermiera carina, Linda Carter, le aveva dato il numero di un gruppo di sostegno.

            Non è sicura che sia nel suo stile alzarsi in mezzo ad un sacco di gente e dire: “Mi chiamo Rebecca e ho tentato di suicidarmi” ma Tony Stark fa praticamente la stessa cosa ogni settimana alle riunioni degli alcolisti anonimi e se ce l’ha fatta lui, perché non può farcela anche lei? E poi… cos’ha da perdere?

            Si accorge che le tremano le mani mentre compone il numero.

 

 

2.

 

 

            Esitare non è nel suo stile. Con un balzo Temugin, il figlio del Mandarino, esce dalla stessa finestra da cui Red Ronin ha portato via Fuyumi Fujikawa e sostenuto in aria dal potere degli anelli di suo padre attacca il robot gigante.  Peccato che la reazione del robot a quell’attacco sia vibrare un manrovescio a quello che percepisce come un insetto fastidioso.

            Se fosse colpito dalla gigantesca mano probabilmente nemmeno la sua armatura impedirebbe che Temugin fosse davvero spiaccicato come un insetto perché il solo spostamento d’aria basta a farlo svenire e precipitare al suolo.

            Iron Man non perde tempo a riflettere e vola dietro alla massima velocità riuscendo ad afferrarlo appena in tempo per poi depositarlo delicatamente al suolo.

            L’aria fresca ha rianimato Temugin che è decisamente confuso.

-Io ti avrei ucciso e tu… tu mi hai salvato la vita. Perché?- chiede.

<<Non riesci proprio a capirlo?>> replica il Vendicatore dorato <<Beh non ho tempo di spiegartelo.>>

-Ti sono debitore della mia vita. L’onore impone che io non cerchi più di ucciderti nonostante i desideri di mio padre.-

<<Bel dilemma eh? Ora scusami ma ho un robot alto trenta metri da fermare… anche se non so ancora come.>>

            Iron Man riprende il volo e Temugin rimane a fissarlo in preda a cupe riflessioni, poi prende una decisione. In risposta ad un silenzioso comando cibernetico qualcosa appare dal cielo. Un piccolo veicolo a forma di drago. Temugin vi sale a bordo e senza esitare segue la scia di Iron Man.

 

            Taipei, capitale della Repubblica di Cina, altrimenti nota come Taiwan. Dal suo punto di osservazione Madame Macabra può vedere Morgan Stark e Rumiko Fujikawa mentre tagliano il nastro della nuova fabbrica Stark-Fujikawa e scambiano futili chiacchiere con le autorità locali.

            Nel volto della giovane cinese è evidente il disprezzo per la coppia davanti a lei. Come possa la figlia di un impero millenario come quello giapponese, una civiltà antica quasi quanto quella cinese, abbassarsi ad accoppiarsi con un debosciato occidentale solo per questioni di potere e denaro è per lei inconcepibile. Solo per questo meritano la morte e sarà proprio lei a dargliela.

            I presenti rimangono stupiti quando dal nulla o quasi spuntano dei carri armati che sembrano dei modellini ingranditi. Lo stupore è ancora più grande quando quei carri armati cominciano a sparare veri proiettili d’artiglieria contro la zona delle autorità.

            Un’esplosione scuote il terreno intorno a lui e Morgan Stark si aggrappa istintivamente a Rumiko facendoli cadere entrambi. Dalla loro posizione i due vedono uno dei tank rare il cannone verso di loro e apprestarsi a sparare.

            Rumiko grida e Morgan non riesce a staccare gli occhi dalla bocca del cannone proprio come se fosse ipnotizzato… poi accade qualcosa di quasi incredibile.

            Una figura vestita con un’antica armatura da samurai completamente verde sembra apparire dal nulla frapponendosi tra i dirigenti ed il proiettile sparato dal cannone, che viene rispedito indietro dal piatto della spada del nuovo venuto.

-Nessuno muore se Kaminari può impedirlo.- proclama orgogliosamente questi.

 

            Una semplice caduta non può mettere fuori combattimento chi indossa un’armatura creata da Tony Stark, specie se l’armatura è la più recente e migliorata versione del modello War Machine

            Non è arrivato nemmeno a metà strada dal suolo che Jim Rhodes ha già ripreso il controllo del volo e dopo una capriola a mezz’aria punta direttamente sul tetto da cui è caduto, dove Sasha Hammer lo sta ancora aspettando.

<<Allora ragazzina… si può sapere che stai cercando di fare? Vuoi impressionare tuo nonno forse? E come hai avuto quei poteri? Non sarai mica una mutante?>>

            Sasha lo colpisce con un paio di frustate neurali e replica:

-Mio nonno non c’entra niente con tutto questo e i miei poteri me li ha dati mio padre… per ammazzarti meglio.-

<<Tuo padre? Mi sono perso qualcosa?>>

-Già… mio padre… il Mandarino. Ci crederesti che quella bagascia di mia madre è stata anche con lui? Lui vuole che io ti uccida e lo farò volentieri perché vi odio tutti voi ipocriti in costume. Odio anche lui e lo ucciderò non appena ne avrò l’occasione,-

            È completamente fuori di testa, pensa Rhodey mentre si difende dalle frustate di Sasha. Era già sballata prima ma se ha saputo solo da poco che il Mandarino è suo padre e quel pazzoide le ha fatto chissà cosa per darle quei poteri, questo può averla spinta oltre il limite. Non che faccia molta differenza per me, se voglio restare vivo.

 

 

3.

 

 

            A volte Tony Stark sospetta di non essere del tutto sano di mente, altrimenti perché starebbe dando la caccia a Red Ronin quando sa benissimo di avere pochissime possibilità di fermarlo? Certe domande è meglio non farsele.

            Per fortuna non è difficile seguire la traccia di un robot alto trenta metri. A quanto pare, Red Ronin sta dirigendosi verso il mare

            Quando si accorge della presenza di Iron Man la bocca del robot si muove ma la voce che ne esce è quella di Fuyumi Fujikawa

<<Iron Man… Stark ti ha mandato sulle mie tracce, ma neanche tu sei all’altezza di questo gioiello… scarica laser!>>

            Chissà per quale oscuro motivo i piloti di questi robottoni giapponesi si sentono in dovere di annunciare i loro attacchi? Tony se l’era chiesto quelle rare volte che si era fermato a guardare qualche “anime”[3] col piccolo Andy il figlio che ha adottato con Pepper. Vogliono impressionare qualcuno?

            Beh… con lui non funziona: nel breve lasso di tempo tra l’annuncio e l’effettivo attacco ha fatto in tempo ad attivare il campo di forza dell’armatura. Ha un’autonomia limitata ma può resistere anche ad un’esplosione termonucleare. La scarica laser di Red Ronin è robetta al confronto… anche se, a dire il vero, l’impatto lo lascia un po’ scosso.

<<Sorpresa, sorpresa.>> commenta Tony.

<<Cosa? Non è possibile.>>

<<Hai fatto troppo affidamento sul fatto che più grande significasse anche più forte. Non è sempre vero, sai?>>

            Una scarica combinata di raggi repulsori e uniraggio pettorale si abbatte su Red Ronin. Il robot ondeggia ma non cade. Nell’abitacolo del guidatore Fuyumi Fujikawa ha un attacco di nausea.

            A volte basta poco per scalfire il senso di invincibilità di qualcuno. La giovane giapponese attiva i razzi negli stivali di Red Ronin ed il robot vola verso il mare aperto.

            Iron Man si pone sulla sua scia.

 

            Un uomo potente come Kenshiro Fujikawa, a capo di un impero industriale che ha pochi rivali al mondo, non può non avere nemici altrettanto potenti e spietati. Per questo, sia pure con molta riluttanza, ha deciso di impiegare delle guardie del corpo a protezione della sua persona e di quelle dei suoi familiari, ma queste precauzioni non sono bastate a fermare l’uomo che si è presentato alla porta della sua casa e dopo aver allontanato il maggiordomo è entrato nel salone principale.

            Il suo aspetto è quello di un uomo non più giovane, con lunghi capelli bianchi e baffi spioventi e pizzetto dello stesso colore che indossa un completo color verde…ma è tutta un’illusione e Fujikawa lo sa.

-Sono lieto di incontrarla faccia a faccia, Fujikawa-San.- dice amabilmente –Il mio nome è Charles Yuan e noi due dobbiamo parlare d’affari.-

            Il volto del vecchio patriarca è una maschera di pietra mentre risponde:

-So molto bene chi sei… Mandarino… e so anche che i tuoi soli affari sono la morte.-   L’uomo che si fa chiamare Charles Yuan sorride malevolmente.

- Se davvero sai chi sono…- replica -… allora, Fujikawa-San, devi anche sapere che contro di me ogni resistenza è inutile.-

-Questo è da vedersi.- la voce sprezzante appartiene a qualcuno alle sue spalle –Sei stato sconfitto in passato… e lo sarai ancora.-

            Yuan si volta per vedere un uomo che veste un’armatura bianca modellata su quelle degli antichi samurai, un uomo che impugna un affilata katana.

-Io ti conosco, tu sei…-

-Puoi chiamarmi Silver Samurai.- è la risposta.

 

            Dall’ufficio vuoto Cybermancer osserva l’arrivo del suo bersaglio: Kenzo Fujikawa, in giro d’ispezione nelle sedi orientali del suo gruppo industriale. La giovane donna non sa perché il Mandarino voglia morto l’unico figlio maschio di Kenshiro Fujikawa e nemmeno le interessa. Le ha chiesto di ucciderlo e di farlo nel modo più spettacolare e questa è la parte che Suzi Endo trova più interessante.

            Sta per muoversi quando le sembra di udire qualcosa alle sue spalle. Sembrerebbe un refolo di vento, ma non è assolutamente possibile.

            Cybermancer si volta di scatto e si trova di fronte un guerriero vestito come gli antichi samurai, con un’armatura scarlatta.

-Io sono Kaze.- si presenta.

 

 

4.

 

 

            Questa faccenda sta diventando surreale, pensa War Machine, superpotenziata o meno, quella che ho di fronte è pur sempre solo una ragazzina viziata. Non dovrebbe essere un gran problema… ma lo è. Quelle specie di fruste di energia sono capaci di penetrare la sua armatura e colpire il suo sistema nervoso e Sasha non ha il minimo scrupolo ad usarle, mentre lui non può usare tutte le sue armi contro quella che tutto sommato fisicamente è solo una normale ragazza… anche se con un gusto nel vestire peggiore di quello di Paris Hilton… e questa non è una cosa così facile.

            Di fronte ad un nuovo assalto di Sasha Rhodey decide di attivare il campo di forza dell’armatura e la mossa ha un effetto inaspettato.

            L’incontro tra le due forme di energia crea una sorta di effetto rimbalzo: mentre il campo di forza si spegne, l’energia di Sasha ritorna al “mittente” e la ragazza cade con un grido.

<<Questo sì che è uno sviluppo inaspettato… anche se piacevole>> si lascia sfuggire War Machine, poi si affretta a correre vicino alla giovane donna <<Bene ragazza ora…>>

            Si interrompe. Sasha è svenuta e il suo respiro è affannoso. Un controllo dei parametri vitali dimostra che il battito è pericolosamente lento.

<<E adesso, che faccio?>>

            Domanda retorica: Rhodey sa benissimo di avere una sola scelta.

 

            Una domanda simile se la sta ponendo a diverse migliaia di chilometri di distanza Tony Stark nei panni di Iron Man. Se avesse l’armamentario che ha fornito al modello War Machine probabilmente riuscirebbe ad abbattere Red Ronin ma ne ucciderebbe il pilota e non è questo che vuole.

            Ripensandoci… gli è appena venuta un’idea che forse vale la pena di provare. Ci avrebbe potuto provare prima ma sarebbe stato rischioso in un centro abitato.

Lancia un impulso elettromagnetico che spegne ogni dispositivo elettronico nel raggio di un miglio… compresa la sua armatura.

            Red Ronin piomba in mare sollevando un’onda di ragguardevoli dimensioni e Iron Man lo segue a ruota.

            Questo non doveva succedere, pensa Tony mentre le acque si richiudono sopra di lui, questo modello è progettato per essere schermato da quest’effetto, diversamente dai precedenti. Non doveva andare così.

            Ma è così che è andata e per i prossimi sei minuti lui non può che lasciarsi affondare. Teoricamente ha aria per venti minuti, ma questo non lo consola. Per la terza volta in tre giorni è prigioniero della sua stessa armatura e comincia a sentirsi decisamente frustrato.

 

            Pepper Potts si presenta all’uscita della scuola pronta a prendere il figlio Andy. Non può non notare la limousine nera che accosta e da cui scendono Joanna e Howard Finch. Credeva che quei due fossero ai ferri corti, che si siano rimessi insieme? Meglio per i figli, ma in fondo la cosa non la riguarda… eppure… ha provato una strana sensazione vedendo l’espressione di Joanna: l’impressione che ci sia qualcosa che non va. Lei e Joanna non sono certo amiche e Pepper rinuncia a chiederle qualcosa, poi è distratta dall’arrivo di Andy.

-Mamma!- urla il bambino correndole incontro. Con quale facilità si è adattato a chiamarla così da quando lei e Tony l’hanno adottato. Pepper ne è felice: quello, dopotutto, è il solo figlio che quasi certamente avrà mai.

            Con la coda dell’occhio vede Kathy e Howie Finch salire nella limousine con la madre. Sembra tutto a posto. Forse è lei ad avere un’immaginazione troppo fervida.

-Quando torna papà?- le chiede Andy salendo in auto.

-Presto, molto presto,- risponde lei, cercando di apparire più sicura di quanto in realtà sia. Dovunque tu sia adesso Tony, pensa, ti prego: non farti ammazzare.

 

 

5.

 

 

            Tony Stark accontenterebbe volentieri Pepper Potts, a cui rivolge un ultimo pensiero mentre scivola sempre più verso il fondo. Sei minuti non mi sono mai sembrati così lunghi, pensa.

            Non ne è sicuro ma gli sembra di vedere una massa scura che è appena piombata in acqua e si dirige verso di lui… un altro nemico?

            Pochi istanti dopo due figure escono dall’acqua: il figlio del Mandarino e Iron Man tenuto per un polso. I due atterrano su una vicina isoletta e dopo aver esaminato la figura in armatura Temugin lo colpisce al petto con uno dei raggi provenienti dalle sue dita.

L’improvvisa scarica di energia rimette in funzione l’armatura e Tony si mette a sedere fissando il nuovo arrivato.

<<Tu!>> esclama.

-Sì, io.- replica Temugin –Spero di aver onorato il debito che avevo con te.-

<<Cosa? Ah… quello. Beh probabilmente me la sarei cavata da solo ma se ti fa piacere…>>

            Improvvisamente le acque si muovono ed un’onda di 15 metri d’altezza si dirige verso di loro mentre alle sue spalle si intravede una figura gigantesca.

<<D’altra parte, un po’ d’aiuto adesso mi farebbe davvero comodo.>>

 

            Howard A. Stark Memorial Hospital. Con un calcio War Machine spalanca la porta d’ingresso del pronto soccorso.

<<Questa ragazza ha bisogno d’aiuto.>> urla.

            Dopo un attimo di esitazione medici ed infermieri si fanno sotto e War Machine non può che farsi da parte e sperare. Qualunque cosa accada adesso, non dipende più da lui ormai.

 

            Il Mandarino sogghigna rivolgendosi alla figura in armatura davanti a lui:

-Harada Kenuchio… il figlio bastardo di Yashida Shingen, che le bizzarrie del caso hanno posto a capo del Clan di suo padre.-

-Se per te l’assassinio della mia sorellastra è una bizzarria del caso…- commenta Silver Samurai.

            In un lampo l’apparenza del Mandarino muta: capelli e barba ora sono nero corvino e il vestito è sostituito da un’ampia tunica nello stile degli antichi dignitari da cui il Mandarino ha preso il nome.

-Pensi davvero di essere alla mia altezza?- chiede.

-Questo lo scopriremo subito.- ribatte Silver Samurai.

            Senza perdere tempo spara una scarica di energia contro il Mandarino incanalandola attraverso la lama della sua spada. Il Mandarino è colpito in pieno petto e… ride.

-Tutto qui quel che sai fare? Allora ho già vinto.-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Anche stavolta note ridotte all’osso:

1)     Red Ronin è una creazione di Doug Moench & Herb Trimpe per la breve serie di Godzilla del 1977/1978 e la sua creazione è indubbiamente stata influenzata dai “mecha” i robot giganti con pilota umano dei cartoni animati giapponesi molto popolari anche in Italia. Realizzato dalla Stark International, oggi Stark-Fujikawa, su disegno degli ’ingegneri giapponesi Tamara Hashioka e Yuriko Takiguchi, in varie occasioni si è battuto con Godzilla ma è anche stato usato dai “cattivi”, come ora che è caduto nelle mani della perfida Fuyumi Fujikawa.

2)     Chi non conosce la storia di Silver Samurai meriterebbe che non spendessi parole su di lui. Basti dire che è un mutante ed è stato un supercriminale guidato da un personale senso dell’onore

Nel prossimo episodio: scontri a non finire, un ospite a sorpresa e altri sviluppi per i membri del nostro nutrito e variegato cast di personaggi.

 

 

Carlo.



[1] Su Vendicatori MIT #86/88.

[2] Il crimine organizzato giapponese

[3] I cartoni animati giapponesi